La storia è ambientata in un'epoca futura in cui il teletrasporto è routinario: il senso del romanzo non è nelle idee di anticipazione, che tali non possono più essere, a differenza della fantascienza di sessanta anni fa, quanto nel modo di trattare le conseguenze della possibile tecnologia: non intriga il teletrasporto (che oggi sappiamo essere difficilmente realizzabile se non in un futuro molto remoto), bensì le conseguenze che possono derivare da errori legati alla tecnologia. Infatti, anche in questo futuro tecnologicamente avanzato, l'uomo sbaglia: le CTM, che gli permettono di spostarsi da una parte all'altra dell'Universo, a volte non funzionano bene e, a causa dell'errore di qualcuno, il protagonista, intento a ripararne una, viene sbalzato in un nodo di teleporto non usato, su un PN sconosciuto e finisce, addirittura, in un altro Universo. E anche qui, in questo altro Universo, tecnologicamente più avanzato del suo, i suoi abitanti sbagliano: sbagliano per pigrizia, poiché nessuno mette in discussione un sistema di lavoro "consolidato", né ascolta le proteste del protagonista, che continua a gridare, con linguaggio piuttosto colorito, che lui non deve trovarsi lì.