Il filo conduttore su cui Claudie Lalumière imbastisce l'opera è un luogo immaginario: l'isola di Venera, capitale di un arcipelago-stato del Mediterraneo, in un punto imprecisato fra Italia e Africa. L'isola è nota per un senso generale di lascivia e depravazione, che parte dai dettagli architettonici e finisce alle turpi abitudini dei suoi abitanti. Altra caratteristica di Venera è la produzione del vermiglio, una droga che si assume in più forme, e di origine dubbia.