I robot non possono nuocere all'uomo, devono obbedire agli ordini e badare alla propria sopravvivenza, a condizione di non mettere a rischio un essere umano: sono le Tre leggi della robotica, incorporate nei circuiti di tutti gli androidi, nonché il filo rosso che lega le opere di Isaac Asimov. Ma se l'uomo è fatto della stessa sostanza dei sogni, che cosa succede quando i robot cominciano a sognare? Automi orgogliosi del proprio intelletto, enigmatici cervelli positronici: nei racconti che compongono Sogni di robot, scritti fra gli anni cinquanta e gli anni ottanta, un robot è reso in grado di sognare, un altro impara a mentire, un'automatomobile si innamora dell'uomo che si è sempre preso cura di lei, e gli umani demandano le decisioni più importanti della res publica a un onnipotente, mastodontico supercomputer, a cui basta il voto di un singolo per decidere quello di un'intera nazione. Tutti i robot di Asimov sono accomunati dalla travolgente domanda di vita che erompe dai loro circuiti, e che li rende, per gli uomini, specchi in cui è troppo pericoloso guardare, ma dai quali è impossibile distogliere lo sguardo. Perché quando scopriamo cosa sogna un robot stiamo scoprendo cosa ci rende umani. Riconosciuto maestro della fantascienza, nonché straordinario divulgatore scientifico, Isaac Asimov è autore immaginifico e profetico: i suoi racconti non hanno mai cessato di interrogare con sottili, perturbanti dilemmi morali, e il loro interesse e la loro freschezza appaiono, alla luce dei grandi progressi scientifici e tecnologici di oggi, persino accresciuti.