Una vita dedicata a pensare alla vita in tutti i suoi aspetti, caparbiamente ostile all'establishment politico, culturale e filosofico, ateo, ribelle e misantropo, bollato (superficialmente) come pessimista, Arthur Schopenhauer condusse una fiera esistenza solitaria: il suo pensiero trovò pochi seguaci tra i contemporanei e scarso riconoscimento nelle accademie. Oggi, è uno dei filosofi più letti, anche dai non specialisti. Forse per via delle migliaia di pagine in cui riversò la sua visione del mondo, nitide e prive di tecnicismi inutili, complesse ma comprensibili e dilettevoli, in cui la chiarezza espositiva si staglia come il sigillo dell'assoluta onestà del suo filosofare. O per la ricchezza (e modernità) dei temi che affrontò, per lo più negletti dai filosofi del suo tempo: dall'esperienza del corpo ai diritti degli animali, dal matrimonio alla sessualità, dalla pervasività del dolore al riso e al pianto. O, ancora, per la lunghissima «storia degli effetti» della sua filosofia, che ebbe un impatto decisivo, tra gli altri, su Nietzsche, Freud, Wagner, Mann, Maupassant, Tolstoj, Svevo, Sartre, Einstein, Wittgenstein. Oppure per le tante anime della sua scrittura che fanno da specchio alla poliedricità dei suoi talenti: una varietà di andamento, timbro e registro linguistico, unica nella storia della filosofia. Outsider anche nella sua ricezione globale, Schopenhauer riesce dunque a essere provocatorio e brillante, infuocato e spassoso, appassionato e logico, ma anche delicato e lirico. Un pensatore imponente e indomabile, di cui questo lunario offre 366 assaggi e altrettante occasioni di sollevarsi al di sopra della serialità del quotidiano, dedicando una piccola parte di ogni giorno a qualcosa che non dura soltanto un giorno.