La tecnica, creata dall'uomo quale strumento volto a facilitarne il soddisfacimento delle connaturali necessità, a lungo andare, "correndo più dell'uomo", ha finito per capovolgere il suo rapporto nei suoi riguardi: da strumento (al suo servizio), a creatrice di "fini", di "falsi bisogni", non più commisurati all'uomo, ma alla "macchina", alla sua sovrabbondante produttività. Donde un'attendibile chiave di lettura che consente di intravedere l'evoluzione, nel tempi, del rapporto libertà-alienazione, a cominciare dal "superamento" dell'idea marx-engelsiana di "rivoluzione" a seguito dell'"introiezione democratica di 'bisogni falsi' e realativi pseudo-valori", che "hanno soppresso il protagonista storico della rivoluzione", accomunato ai "produttori" in una stessa spirale consumistica (Marcuse), fino al delinearsi di un nuovo volto del rapporto libertà-alienazione nell'era contemporanea, stante l'incessante avanzare degli automatismo tecnologici negli ambienti di lavoro, con conseguente e progressivo azzeramento del "lavoro tradizionale", potenzialmente già "finito" (Guy Aznar).