La ricerca pone al centro il soggetto disabile, da valorizzare muovendo proprio dalla "diversità" che riguarda tutti gli esseri umani. Cade, dunque, il mito della "normalità", concetto sfuggente e in sé limitato tanto da indurre a ripensare necessariamente alla debolezza, fragilità e vulnerabilità come attributi appartenenti non solo agli individui disabili ma anche a quelli cosiddetti normodotati. La prospettiva porta a ridefinire i confini della "capacità" tenendo presente la "relazione" necessaria con chi si prende cura del beneficiario. La riqualificazione della dipendenza - che non è passività, ma "legame" con l'altro, occasione di arricchimento reciproco - favorisce una maggiore autonomia della persona disabile, da tutelare in via "preventiva" al fine di evitare danni da discriminazione, realizzandosi in questo modo una inclusione piena nella comunità.