"Un mio capolavoro ostinatamente inedito": con queste parole Augusto Monti presentava a Piero Gobetti, con il quale aveva già collaborato per "Rivoluzione liberale", il suo lavoro Scuola classica e vita moderna, saggio pedagogico scritto tra il 1919 e il 1921. Convinto della necessità di riformare la scuola e forte di un'esperienza ventennale di insegnante in giro per l'Italia, Monti proponeva un cambiamento radicale in tre punti fondamentali: rileggere "italianamente, cioè da italiano per italiani" i classici greci e latini; riportare nella scuola media i professori a lungo destinati alla sola carriera universitaria; rendere meno burocratico e più indipendente il lavoro dell'insegnante. Il libro vedrà la luce nel marzo 1923, ma si tratterà ormai di un Paese in cui le premesse poste da Monti nei suoi scritti non possono che vacillare.