A cosa servono le fiabe? Sicuramente a nutrire l'immaginazione dei bambini. Probabilmente pure a svezzarli nei confronti della realtà. Perché esse narrano di più di ciò che il reale può raccontarci. E, dunque, a crescere con il desiderio di cogliere il fantastico della vita. A che cosa serve la favola di questo libro? Il bambino lo sa meglio di ogni spiegazione, non appena lo apre. Perché inizia a fantasticare sui rumori, sul silenzio, sulla musica, sull'importanza delle parole. E prova piacere e divertimento nell'utilizzare, in più modi spassosi, le schede che accompagnano e sottolineano gli avvenimenti raccontati. Allora questo testo è dedicato ai bambini? Sì, ma è rivolto anche ai genitori, agli educatori, agli insegnanti, agli animatori, a tutte quelle figure professionali che si occupano di musica, di linguaggi non verbali, di creatività e a quanti amano le fiabe. Perché le fiabe non hanno età e si fidano di chi le ama, per raccontare l'inimmaginabile, il sorprendente e le sue emozioni, il regno vasto e composito delle ipotesi e delle congetture più strane. Perché proprio una fiaba che invita a sperimentare rumori, suoni, versi degli animali, suoni della natura? I bambini conoscono il motivo: la rumorosità appartiene al loro fare giocoso e la musica e il ritmo li allieta. Il filosofo Friedrich Nietzsche ha sostenuto che senza musica la vita sarebbe un errore. Probabilmente perché la musica, invisibilmente, mostra un'estetica e un'etica del pensare, fare, essere, aiutando a scoprire il destino di bellezza a cui ciascuno è chiamato. O più semplicemente perché il pensiero musicale appartiene alla specie umana, tanto quanto il sorriso.