Nietzsche non fu un pedagogista nel senso specifico del termine, tuttavia il suo pensiero si configura ricco di riflessioni educative che non possono essere trascurate o disconosciute. Come la sua filosofia, così anche la sua "pedagogie si presenta di notevole attualità soprattutto per il suo carattere "dirompente". La critica allo storicismo e al filologismo educativo, la polemica contro le scuole, gli insegnanti, lo Stato e la famiglia, così come il rifiuto della pratica didattica nel suo eccesso di massificazione culturale, rivelano una sorprendente carica di modernità. È questa la pars destruens alla quale non consegue una pars construens intesa, quest'ultima, come sistema teso a sostituire il precedente. Ciò non è da intendere come un limite del filosofo-educatore: a Nietzsche - sulla linea di Schopenhauer e di Stirner - interessa soprattutto un'educazione come processo di liberazione dell'individuo, quale soggetto scevro da ogni condizionamento che possa limitarlo o condizionarlo nella sua autonoma crescita culturale. Da qui la sua richiesta d'una scuola dura, selettiva, capace di "plasmare" la volontà di volere, lontano da esercizi accademici, in vista della formazione d'un uomo "nuovo", proiettato verso il futuro e capace quindi di opere "forti e durature".