La tesi di questo saggio è: la scuola italiana è vecchia perché è centrata, organizzata sui bisogni degli adulti che ci lavorano. Ne consegue che la "centralità degli alunni" è recitata, niente più che un auspicio o un alibi, perché l'impianto normativo è frutto di una lunghissima stagione contrattuale e consociativa che ha stravolto il senso stesso della scuola, trasformandola, dopo l'abbattimento del sistema gentiliano, in contenitore per le politiche del lavoro.