Che cosa si nasconde dietro la patina retorica e rassicurante della narrazione di un'infanzia "felice e spensierata"? È proprio vero che "i nostri bambini", i cui diritti fondamentali di tutela e di cura sono garantiti, stanno bene? Domande - queste - che sorgono con urgenza di fronte ai dilaganti fenomeni dell'adultizzazione, da un lato, e del rischio di una "scomparsa" dell'infanzia, dall'altro. L'infanzia così come la conosciamo, come ci è stata tramandata e descritta dalle scienze dell'educazione, è oggi inattuale e sembra farsi strada con fatica nell'odierna società. Il "premio" del successo, infatti, chiede, ai suoi candidati competenza, competizione, risultati e smania di potere: i bambini e le bambine sono preparatissimi a giocare questo ruolo e dialogano (quasi) ad armi pari con chi dovrebbe esercitare verso di loro (e da un piano diverso, quello adulto) un'autorevole responsabilità. Il diritto a vivere l'infanzia con i suoi tratti specifici e le sue peculiarità non è, dunque, sempre garantito e ciò chiama in causa una riflessione e un'azione da parte di chi si occupa di educazione. Con questo libro si sceglie di riportare alla luce, elogiandoli, i tratti dell'infanzia inattuale, volendo contribuire a costruire una "nuova cultura" che abbia a cuore il rispetto dei bambini e delle bambine e la tutela dei loro diritti: primo tra tutti, quello ad avere un'infanzia.