A cosa serve portare la bussola dentro la scuola se non a orientare la società, quella attuale, che appare oggi frantumata, disarticolata, spaesata? E come darle una sua fisionomia unitaria e solida se non con la qualità e l'organizzazione diffusa dei saperi che attraverso la scuola si trasmette nel tessuto sociale? Tra tutte le sfide che la globalizzazione ha aperto come tratto controverso e irrisolto del nostro tempo, quella della scuola segnerà più di ogni altra il destino futuro delle nostre comunità e ciascun individuo ne recherà il segno. Pratiche, tecniche e leggi devono risultare sempre funzionali alla missione strategica e permanente della scuola, di ogni scuola, dentro la società. Il rischio che si corre è quello di un continuo susseguirsi di ridefinizioni normative, metodologiche e procedurali disancorate alla finalità primaria dell'insegnamento scolastico. Posizionare la bussola, orientarla nella direzione del sapere come bene inalienabile attraverso le buone pratiche del fare scuola, mediando tra vecchi e nuovi strumenti, per una convivialità di tutte le differenze (identitarie, pedagogiche e didattiche). Ecco la strada per far diventare la scuola italiana il motore di quello sviluppo culturale e sociale che oggi manca al nostro paese sempre più complesso. Ai docenti il timone di questa sfida.