Pasolini è un autore smisurato. Nel suo straordinario impegno intellettuale un posto preminente viene occupato dalla pedagogia. Le sue poesie, i suoi libri, i suoi film hanno il dichiarato intento di rendere consapevoli le persone delle reali trasformazioni della società. Tra i tanti volumi che si occupano di lui, questo testo assume una rilevanza speciale. Non è certamente la prima volta che Pasolini viene affrontato dal punto di vista educativo ma è la prima volta che la sua pedagogia viene interpretata come strumento indispensabile per difendersi dal potere. Partendo da una lettura lucida del presente, l'intellettuale di Casarsa profetizzava con mezzo secolo di anticipo alcuni fenomeni del futuro nei loro aspetti più dirompenti. Come, ad esempio, il consumismo, il ruolo diseducativo di scuola e televisione, il fenomeno, ora del tutto silenziato, della diffusione delle droghe. Questo volume, curato da Mario Caligiuri, si apre con un contributo di Franco Arminio, anticipato dalla prefazione di Alessandro Mariani, cui seguono le analisi sul pensiero pedagogico di Pasolini di Roberto Carnero che descrive l'estrema pedagogia di un maestro mai rassegnato; di Monica Lanzillotta che scandaglia la sua biblioteca pedagogica; di Maura Locantore che ne analizza i passaggi intellettuali dalla pedagogia alla critica, dallo scandalo al rifiuto; di Alessandra Mazzini che ne approfondisce il Sessantotto pedagogico; di Paolo Mottana che lo interpreta come un gigantesco anti maestro; di Silvia Nanni che ne spiega la pedagogia "corsara"; di Francesco Vilotta che illustra il suo viaggio nel difficile Sud. Dall'insieme di questi contributi emerge come l'educazione, in definitiva, sia come la poesia: una "merce inconsumabile".