L'intercultura è un progetto pedagogico che deve smettere di essere considerato "speciale" (e aggiuntivo) per divenire finalmente "normale" (e fondante). Deve scendere dal piedistallo della retorica, togliersi quell'insopportabile piglio moralista e, con precise competenze e assoluto rigore pedagogico-professionale, mettersi dentro alla realtà, in quello spazio liminale dell'incontro fatto di possibilità e rischio, contatto e contrasto. E lì - nel mezzo di una classe, di una strada, di un centro aggregativo - farsi frontiera, valico nel confine (anche mentale), breccia per far passare al di là lo sguardo, attraversamento per metterci il corpo e con i corpi educare. Bisogna riportare "l'intercultura in testa", sia come priorità educativa e civile, sia perché non possiamo cadere nella trappola di pensarla e agire "di pancia", al pari dei suoi detrattori. Se l'intercultura ha così tanto da dire (e da dare), questo testo vuole essere un manuale per aiutare studenti, educatori e insegnanti ad affrontare questa sfida quotidiana, bellissima, difficile, cruciale.