Libro umoristico, se si vuole, in cui un economista di tutto rispetto come Screpanti comincia a tirar fuori paradossi dalla propria disciplina e s'inventa l'ironiconomia offrendo al lettore la propria critica, portando all'assurdo teoremi e assiomi. E così scopre la produttività del paradosso, ma anche il paradosso della produzione capitalistica. L'ironia di Screpanti sembra una parodia swiftiana, ma gli scenari e gli strumenti usati sono attuali e scientifici; così la schiavitù volontaria diventa l'unico rimedio alla disoccupazione, l'estinzione dello Stato viene affidata a un monarca anarchico, le elezioni affidate ad un unico elettore: quello mediano, mentre la vera democrazia è rappresentata dalla dittatura.