C'è una nuova morfologia del lavoro che ripropone i distinti sensi e significati del lavoro, mostrando che l'attività lavorativa è, in questo XXI secolo, una questione (ancora) decisamente vitale. Più che mai, miliardi di uomini e donne dipendono esclusivamente dal loro lavoro per sopravvivere e trovano, sempre più, situazioni instabili, precarie, o vivono direttamente il flagello della disoccupazione; ossia, allo stesso tempo in cui si amplia il contingente di lavoratori e lavoratrici su scala globale, c'è una riduzione monumentale dei posti di lavoro e quelli che si mantengono occupati assistono alla corrosione dei loro diritti sociali e all'erosione delle loro conquiste storiche, conseguenza della logica distruttiva del capitale che, nello stesso tempo in cui espelle centinaia di milioni di uomini e donne dal mondo produttivo, ricrea, nei più distanti e lontani spazi, nuove modalità di lavoro informali, precarizzati, depauperizzando ancor di più i livelli di remunerazione di coloro che si mantengono lavorando.