L'homo oeconomicus che è in noi, ci fa rispondere ai bisogni con spinte utilitaristiche e razionali per massimizzare il benessere e il consumo in vista del perseguimento del più alto profitto. Di qui l'intreccio dannoso tra il denaro, diventato la misura di tutte le cose; l'io sovrano, punto di partenza e di arrivo della nostra esistenza e principale responsabile della perdita del senso di comunità; le disuguaglianze sociali, economiche, di cultura, di genere, acuite dalle migrazioni e dalle guerre. Il risultato di questo groviglio è che si vive in un globo squilibrato ai massimi livelli. Quindi, l'invito alla riscoperta della solidarietà, al riscatto della dignità, alla denuncia del pregiudizio, all'attenzione verso gli ultimi come risposta cristiana, l'unica in grado di fare la differenza in un mondo laico incapace di affrontare temi fondamentali. Essere più poveri non è una vergogna, ma uno stimolo a una vita parsimoniosa e di aiuti verso chi è in difficoltà.