Nelle economie agricole del passato, l'impatto dei consumi sull'ambiente era limitato, data la limitata pressione demografica e dati i redditi vicini alla sussistenza della grande maggioranza degli esseri umani. È nell'Ottocento che il rapporto fra l'ambiente e i bisogni degli abitanti del mondo comincia a presentarsi in tutta la sua gravità. La popolazione mondiale, pari a 500 milioni alla metà del XVII secolo, aveva raggiunto 1 miliardo nel 1820. Si sono raggiunti gli 8 miliardi nel 2022. Dall'inizio dell'Ottocento, tuttavia, l'impatto della popolazione umana sull'ambiente non è aumentato solo di otto volte rispetto al passato. Dato che negli ultimi due secoli i redditi di ogni essere umano sono aumentati di tredici volte circa, l'impatto sull'ambiente, nell'epoca dell'Antropocene, è aumentato di circa cento volte. In particolare, per fare fronte a una popolazione che è aumentata e i cui bisogni si sono accresciuti, il ricorso a nuove fonti di energia è diventato necessario. Alle soglie del terzo millennio, le emissioni complessive delle fonti fossili di energia sono enormemente aumentate. Gli effetti sul clima sono diventati sempre più visibili. L'unica scelta saggia sembra essere quella di sostituire le fonti contenenti carbonio con fonti di tipo diverso, quali il nucleare, il fotovoltaico, l'eolico, l'idroelettricità. Il difficile rapporto fra gli esseri umani da una parte e l'ambiente dall'altra, esaminato nei suoi riflessi giuridici ed economici, è al centro del volume collettivo L'ambiente fra diritto ed economia.