Kirzner è noto per la teoria dell'imprenditorialità, qui esaminata nella sua polemica tra la possibilità di imprenditorialità senza capitali e la fusione del'attività imprenditoriale con quella capitalista. Nelle sue opere c'è però un secondo aspetto: il pensiero politico ed etico, fino ad oggi non sistematizzato. Toccando anche temi quali ignoranza e invidia, fortuna, giustizia (re)distributiva burocratica e allocazione imprenditoriale, Kirzner parte dal'imprenditorialità come caratteristica di qualsiasi azione, giunge a un concetto di profitto come scoperta di opportunità già esistenti e mostra come le risorse, il profitto, la proprietà siano essenzialmente scoperti e non creati. Si delineano così i tratti dell'"etica del finder-keeper", per una difesa non difensiva del liberalismo.