L'incapacità, lungi dal soddisfare l'esigenza di protezione del soggetto che non sia in grado di curare i propri interessi, ha spesso perseguito finalità assai diverse e l'incapace è stato a lungo l'oggetto delle scelte dei soggetti considerati "normali". Oggi il termine incapace non sembra più adatto a descrivere la condizione di soggetti come il minore che godono di un'autonomia, anche in ambito patrimoniale, molto ampia. Se è vero, tuttavia, che il riconoscimento di spazi di autonomia sempre maggiori si attaglia particolarmente al minore, per il quale è fisiologica la progressiva acquisizione di capacità, non sembra opportuno escludere dalla trattazione altri soggetti definiti incapaci. Analizzati gli ambiti di autonomia del soggetto incapace, sembra utile rimeditare l'utilità della distinzione tra atti negoziali e non negoziali rispetto al tema della capacità d'agire. Pare, infatti, che la capacità dei soggetti non dipenda da rigidi criteri legislativi, come ad esempio l'età, o dottrinali, come la distinzione tra atti negoziali o non negoziali, ma vari in relazione alle conseguenze del singolo atto che deve essere compiuto.