A partire dalla distinzione tra politiche pubbliche improntate al benessere generale e misure che assegnano la cura della salute alla capacità di autodeterminazione del singolo e, dunque, alla sfera privata, l'healthism è stato declinato, a partire dagli anni Settanta del Novecento, quale criterio discretivo nell'accesso alle prestazioni del Welfare State, in particolare nel contesto statunitense. L'healthist approach può determinare «una discriminazione a doppio effetto» in quanto, oltre a marginalizzare le persone e i gruppi, imputa loro le ragioni dell'esclusione. L'obiettivo del volume è di fornire - attraverso una prospettiva epistemologica e metodologica che fa perno sulla vulnerabilità e sulla intersezionalità - alcuni spunti per interpretare la critica dell'healthism nell'orizzonte giusfilosofico, riflettendo sul rapporto tra la costruzione della soggettività giuridica e i limiti della tutela antidiscriminatoria.