Il tema dell'interesse ad agire è uno dei grandi classici del diritto processuale civile. La categoria è stata oggetto di ampi studi e categorizzazioni in passato (e la disposizione del Codice di rito che la contempla non è stata oggetto di recenti novelle). Eppure, forse oggi più che mai, è fondamentale riprendere quei discorsi e quei ragionamenti, per mettere meglio a fuoco l'essenza della nozione e svolgere alcuni necessari, indifferibili avvertimenti. In effetti, ad una disamina più attenta e ad uno sguardo d'insieme che si allontani un poco dalla visione ravvicinata dei singoli istituti, ci si avvede che nell'ordinamento processuale è in corso una metamorfosi: una sorta di lavorìo sotterraneo che, mascherato da riforme apparentemente estranee all'argomento, sta mutando il volto dell'interesse ad agire in un modo probabilmente non del tutto desiderabile. È essenziale riconoscere questo fenomeno e porsi interrogativi per prevenire possibili derive che, in nome della modernizzazione ed efficienza del processo, possano compromettere la chiarezza concettuale di fondamentali coordinate del nostro modello processuale: chiedendoci se tutto questo sia opportuno, e, una volta portata ad emersione la direzione intrapresa, individuando una strategia per porvi rimedio.