L'opera analizza il problema della "propaganda", che è un'attività presente, oltre che nella pubblicità commerciale e nella competizione elettorale, anche nelle leggi. I mezzi di comunicazione di massa coinvolgono anche le leggi, che sono divulgate con titoli fantasiosi, "propagandistici", diversi dai titoli ufficiali. Si pensi alla legge "obiettivo", alla legge "concretezza", al decreto "dignità", ecc. Oltre a ciò, molte leggi contengono formule propagandistiche nel contenuto e nelle finalità, che inducono a ritenere che gli obiettivi della legge siano stati raggiunti. Questi aspetti della propaganda delle leggi non risultano essere stati approfonditi dalla dottrina e dalla giurisprudenza, e presentano aspetti nuovi. È sorto infatti il problema se e fino a che punto queste formulazioni siano legittime, se ciò violi l'affidamento dei cittadini nei confronti delle leggi, e se vi sia una tutela giurisdizionale per queste forme propagandistiche che nascondono il dolo e sono l'espressione di "macchinazioni" insidiose per ottenere risultati illeciti.