Il civilista che si cimenta con lo studio della prassi statutaria dei partiti politici italiani non può non avvertire l'urgenza di una riforma legislativa che valorizzi il tema democrazia interna e della trasparenza nello svolgimento della loro attività. La cronica assenza di una disciplina organica, sin dal secondo dopoguerra, ha di sovente trasformato i partiti politici in una «terra di nessuno» nella quale le scelte di una ristretta cerchia di persone o, addirittura, di un solo capo politico finiscono per segnare le fortune, spesso fugaci, di un partito o movimento politico. Eppure le trame del nostro ordinamento, nella saldatura delle regole civilistiche con le norme costituzionali, permettono già di enucleare una serie di principî di democrazia di cui si sono fatti sapienti interpreti, di recente, alcuni giudici di merito. Si tratta allora di valorizzare ulteriormente quei principî affinché costituiscano l'architrave di una legge sui partiti politici in grado di arginare la «crisi» della politica (secondo un'espressione in voga che cela, più in generale, la crisi delle istituzioni e di un intero Paese).