Se nel nostro campo di studi esistesse una critica letteraria, la cifra stilistica dell'opera di Giorgio De Nova sarebbe la brevitas. Che significa non solo chiarezza e concisione argomentative, ma anche, e soprattutto, concretezza e quindi capacità di proporre soluzioni applicative. Non c'è uno scritto di Giorgio De Nova, che non porti con sé una lucida analisi della fattispecie e insieme una proposta nuova, non per il gusto dell'originalità, ma per la necessità della logica interpretativa; l'attitudine culturale al confronto e alla discussione di tutte le voci intonate che compongono l'armonia della tradizione giuridica, il vero convitato di pietra alla mensa critica di ogni giurista. Giorgio De Nova riassume in sé le caratteristiche di quella che potrebbe essere definita la scuola lombarda del diritto rifiorita e consolidatasi soprattutto negli anni '60 e '70 del secolo scorso dall'incrociarsi di Maestri carismatici tra l'ateneo più antico di Pavia, e quello più recente di Milano: giuristi che hanno sempre saputo trovare risposte persuasive nel diritto, partendo dalla realtà delle cose e tornando ad essa senza strumentalizzazioni tecniche.