L'esame incrociato è ancora un mistero, affidato al buon senso, all'intuito, all'arguzia, all'esperienza sfoderati sul campo dai magistrati e dagli avvocati, i quali hanno dovuto improvvisarsi, dall'oggi al domani, a dar vita a una disciplina senza precedenti nella loro storia giudiziaria recente. A causa sia dell'avarizia delle norme che della loro interpretazione, a volte deformante, pubblici ministeri, difensori e giudici finiscono spesso con l'affidarsi a un disarmante, precario "faidatè". Il libro di occupa di indicazioni realistiche sulle modalità di effettivo svolgimento di una tecnica che talvolta si eleva fino a lambire l'impeto estroverso dell'arte, tal altra atterra nel degrado dell'approssimazione. Modalità che l'autore si propone di regolare, in armonia con il sistema legislativo e con quello deontologico, fornendo anche concreti suggerimenti strategici.