Il diritto delle acque ha mutato la propria impostazione di fondo nell'ultimo quindicennio. Le acque, un tempo considerate un bene produttivo, dal quale ritrarre la massima utilità economica, vengono oggi considerate un bene ambientale, scarso e vulnerabile, a consumo idropotabile necessario. Il libro mette in luce come dietro la generalizzazione della demanialità delle acque si possa identificare l'attribuzione al soggetto pubblico di una funzione custodiale su un bene comune. Viene inoltre indagato il passaggio da un sistema di amministrazione fondato sullo strumento concessorio ad un modello di governo informato al principio di pianificazione e si mette in rilievo come le concessioni subiscano una revisione strutturale, che ne postula la revocabilità (senza indennizzi per i concessionari) per ragioni di ordine ambientale. Sullo sfondo si colgono inoltre tutti i problemi di organizzazione di un efficiente servizio distributivo, capace di una autentica universalità-abbordabilità, onde garantire con effettività il "diritto all'acqua" di ciascun individuo.