Il presente volume si propone di analizzare la disciplina giuridica dei ministri dei culti acattolici, alla luce del diritto italiano e delle più interessanti suggestioni giungenti dagli altri ordinamenti europei. Confutata l'applicabilità della nozione civilistica di "ministro di culto" a tutte le realtà religiose, il lavoro si concentra diffusamente sulle funti di derivazione bilaterale. Dopo la trattazione delle figure che più si distaccano dal paradigma consolidato (presenti, ad esempio, nella religione ebraica o nelle tendenze buddhiste e induiste), si osserverà come la mancanza di intese più articolate, oltre che l'assenza di una rinnovata legislazione generale in materia di libertà religiose, finiscano per rendere problematica l'analisi di fenomeni di più recente evidenziazione sociale (dalle organizzazioni islamiche ai cd. "nuovi movimenti religiosi").