Nelle diverse stagioni della politica nazionale, gli enti pubblici hanno sempre svolto un ruolo trainante per il sistema sociale e produttivo del Paese, innanzitutto come protagonisti dell'agire imprenditoriale. Anche dopo la cessazione dell’intervento pubblico in economia - dal quale, nel secolo scorso, scaturirono molti enti pubblici economici ed importanti holding come IRI, ENI, EFIM - si è assistito alla loro trasformazione in società per azioni a partecipazione pubblica (c.d. privatizzazione formale), ovvero alla dismissione delle partecipazioni detenute dal settore pubblico mediante cessione a soggetti privati (c.d. privatizzazione sostanziale). Altrettanto rilevante la funzione esercitata dagli enti pubblici quali controparti qualificate delle imprese, nei molteplici settori in cui si esplica la loro attività e, segnatamente, nel “mercato di lavori, forniture e servizi” nel quale è convogliata una percentuale di spesa pubblica prossima al venti percento, destinata nel prossimo triennio a crescere ulteriormente con il PNRR. Una complessa realtà istituzionale che spiega il profondo impatto delle crisi d’impresa sulle pubbliche amministrazioni, delle quali si è costantemente reso interprete il legislatore tramite la regolamentazione di procedure di risanamento, ora confluite nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Allo studio di tali procedure e dei rapporti tra Autorità giudiziaria, Autorità istituzionali - le Camere di Commercio investite di nuovi e rilevanti compiti a sostegno del sistema produttivo - e imprese in crisi, è rivolto il presente volume che, sull’unificante prospettiva del governo dei fenomeni di crisi d’impresa, è nato dalla ricerca di studiosi e specialisti tanto del diritto commerciale quanto del diritto amministrativo.