Il libro tratta delle disposizioni patrimoniali aventi efficacia dopo la morte del dichiarante, prive di funzione successoria (in quanto estranee alla partizione fra istituzione di erede e di legatario), preordinate a secondare il di lui proposito di proteggere gl'interessi di terzi per il tempo in cui avrà cessato di vivere (si pensi alla disciplina racchiusa negli artt. 1412 e 1920 c.c.), oppure di addossare agli eredi o legatari prescelti l'onere di stipulare post mortem contratti tipici o innominati. Le consequenziali interazioni logico-sistematiche fra secondo e quarto Libro del codice civile rivitalizzano il testamento e i poteri di autonomia negoziale dei privati, permettendo all'individuo compos sui di consegnare all'atto di ultima volontà le determinazioni che, distaccandosi dal progetto di riparto del quod superest, custodiscono il germoglio dei rapporti contrattuali destinati a sbocciare dopo la morte dell'ereditando (senza violare il divieto dei patti successori istitutivi). In quest'ordine d'idee il testamento diventa una sorta di tronco che permette al contratto di ramificare da esso. E quel processo di ramificazione comprova viepiù la ricchezza dei risultati applicativi fluenti dal dialogo fra istituti giuridici diversi ma non assiologicamente antinomici, che una tradizione retriva per lungo tempo ha cercato di separare tramite interpretazioni influenzate da una cultura di matrice formalista.