La forma, nell'attività amministrativa contemporanea, è identificata sovente come un ostacolo, un superfluo quanto solenne dovere cui sono soggette le amministrazioni, osteggiata dal legislatore che ha rinunciato a regolarla dettagliatamente e che la indica quale fattore autonomo di complicazione nelle ripetute quanto vane ondate semplificatorie, ma talvolta anche dagli stessi privati, i quali, nelle vesti di operatori economici, vedono frapporsi la forma tra l'istanza e la pretesa. Si osserva che la forma è sistematicamente trasfigurata da momento di garanzia ad accessorio rito liturgico dietro il quale le amministrazioni tendono a celarsi, in un contestuale tradimento di legittimità formale e giustizia sostanziale dell'attività. Il proposito dell'indagine è verificare che la tesi per la quale la forma costituisca un impedimento sia un evidente, quanto pericoloso, equivoco e, a tal fine, si rende necessario operare un'inversione di tendenza, anche culturale, poiché in realtà si tratta di una garanzia che deve caratterizzare il problema amministrativo complessivamente inteso e non solo la determinazione finale dell'amministrazione.