Sul finire del 1938 viene decisa una spedizione scientifica in Africa orientale, allo scopo di approfondire la conoscenza delle tribù locali da poco sottomesse all'impero fascista. A capo della missione è posto il professor Lidio Cipriani, direttore del Museo antropologico di Firenze, e come suo assistente viene scelto Giuseppe Cei, di appena vent'anni. Di tale esperienza resta oggi memoria nel diario che quest'ultimo, allora giovanissimo scienziato, annotò durante quei mesi: pagine in cui il rigore dello studioso cede volentieri il passo alla meraviglia e allo stupore del ragazzo. Un racconto tanto più attuale in quanto ci avvicina a popoli e luoghi ancora oggi tormentati da rivalità e guerre. Corredato da un ricco repertorio fotografico, il volume è impreziosito dalle riproduzioni di dodici originali acquerelli di Silvana Silvi Cei, moglie dell'autore, raffiguranti i principali fra i "gruppi razziali" descritti nel diario.