Caro, buon paparino, ti scrivo questa lettera dalla prigionia tedesca. Quando tu, paparino, la leggerai, io non sarò più viva. Ecco la preghiera che ti faccio, padre: punisci i sanguinari tedeschi. Questa è l'ultima volontà di tua figlia che sta per morire... Quando ritornerai, non cercare la mamma. I tedeschi l'hanno fucilata. Quando cercavano di strapparle la verità su di te, l'ufficiale la picchiava al viso col frustino. La mamma non resistette e orgogliosamente disse: «Voi non mi spaventate picchiandomi. Io sono sicura che mio marito tornerà indietro e vi caccerà via, vigliacchi usurpatori, fuori di qui». L'ufficiale allora sparò in bocca alla mamma... Katja Susanina. Negli anni in cui la belva nazifascista si scatenò - oltre alle decine di milioni di morti della guerra da essa causata - internò, deportò, torturò e uccise con modalità orribili un numero imprecisato di persone. In questo libro alcune «ultime lettere» di donne (quando non bambine) di tutta Europa, Germania e Italia comprese, in una raccolta che provoca sentimenti devastanti.