In questo volume, Alberto Testa compone un vivifico ritratto di Rudolf Nureyev, il più acclamato danzatore del XX secolo. E sceglie di metterne in luce con delicatezza e profondità di sguardo gli aspetti antitetici che hanno segnato la sua esistenza di uomo e di artista: l'ossessivo bisogno di emergere e quello altrettanto urgente di libertà; la ferrea disciplina professionale e la trasgressiva, volubile vita privata; la luccicante ribalta del jet-set internazionale e l'intima solitudine; l'ineguagliabile vitalità dionisiaca delle sue esibizioni e il prematuro decadimento dovuto alla malattia. Ma il racconto qui non è mai un semplice resoconto, per quanto scrupolosamente documentato: perché accanto ai "fatti", Testa ci offre qualcosa di ancora più prezioso: vale a dire, il ricordo personale di chi allora - in veste di critico e strenuo appassionato di danza - si trovò a seguire e a commentare quei fatti, quella carriera, assistendo alle esibizioni mitiche del "tartaro volante" così come ai lampi mediatici di quell'esistenza privata condotta sul filo dell'azzardo e dell'insofferenza. In un linguaggio denso di umanità, di conoscenza e di esperienze vissute, questo volume si offre dunque come una testimonianza non solo sulla parabola artistica e umana del più splendente astro del balletto moderno, ma anche su molte quotidiane vicissitudini della danza del Novecento. L'una e le altre riferite ai lettori dall'angolo visuale di un osservatore privilegiato.