I trattati di danza stampati in Italia fra Cinque e Seicento devono essere inquadrati in quel processo culturale della società di antico regime che è stato definito della riduzione ad arte delle pratiche e delle tecniche e che contribuì fortemente all'emersione di nuove figure professionali (i maestri di danza), all'individuazione di nuovi lettori e di nuovi pubblici, alla codificazione di inediti modi di danzare e di rinnovati percorsi di apprendimento e di insegnamento dei balli. Questi manuali, che contengono numerose illustrazioni, si inseriscono a pieno titolo all'interno delle dinamiche culturali del tempo, legate alle teorie sul ritratto tra pittura e letteratura, fino al punto da poter essere considerati - alcuni di essi - come gallerie di ritratti femminili presentati in forma di danza. Nella seconda parte del volume, a partire dalla cronaca di uno degli avvenimenti più importanti della fine del Cinquecento (la festa del 1599 in occasione dell'ingresso regale a Milano dell'Infanta di Spagna Isabella e di suo marito l'arciduca Alberto d'Austria) si cerca di comprendere come la danza di antico regime contribuisca alla costruzione culturale (e nel contempo alla sua messa in discussione) di una società della grazia e della conversazione, della gloria e della magnificenza del potere regale.