Oggi che "le vecchie favole sono cancellate", inghiottite dal prosaico esibizionismo dei social media o scivolate nel gorgo della pornografia, lo spogliarello appare come un'arte estinta, archetipo di una civiltà accalcata in fumosi club notturni. L'autore ci guida in queste pagine - con complice civetteria e raffinatissima erudizione - alla ri-scoperta della pruriginosa innocenza perduta tra i tabarin di Berlino e i cafè chantant parigini, tra i night club romani in odore di Dolce Vita e le scintillanti scene di Broadway. Lo strip-tease si abbevera alla fonte ribelle della Salomè che scambia il proprio nudo con la testa "reazionaria" di Giovan Battista, nella sfida sottesa ad ogni atteggiamento di retroguardia, in ogni luogo e in ogni tempo. Dalla "dolente svestizione" di Ishtar, dove il nudo assume valenza di morte, all'osceno vitalismo di Uzume, in cui la danza scatena la forza del sacro, lo spogliarello reitera il mito nel rito, ammicca al teatro e lo parodizza, parodiando talvolta la propria parodia sino alle soglie del meta-teatro, scopre e nasconde, si espone a tal punto da finire per alludere...