Il libro raccoglie nove saggi di storia del tango. Come si ballava a Parigi e a Roma al tempo della Belle Époque? A che prezzo i maestri di danza cercarono di salvarne la reputazione, mentre diveniva un paradigma del peccato nel giudizio della Chiesa e nella letteratura di vasto pubblico? Quali furono le ragioni di un successo spumeggiante ma effimero e poi di un prepotente ritorno sul finire del 900? E poi le origini postribolari, la relazione col sesso, la lingua dei testi (il lunfardo), le canzoni tango italiane, le contaminazioni tra generi musicali. Attraverso l'evocazione di documenti e scritti, talvolta dimenticati e oggi raccolti in una piccola casa museo a Roma, il libro alimenta la riflessione sulla natura della danza argentina, recuperando lo sguardo di artisti e uomini di cultura che con il tango ebbero a misurarsi. L'ultimo saggio è dedicato alla Cumparsita, un brano che come un inno al revés chiude le serate di ballo nelle milongas. Sarebbe anche qui posto a chiusura se non fosse per un'inopinata ma necessaria appendice autobiografica: lo spaesamento temporale che è tipico dell'uomo del tango giustifica la soggettiva passione dell'autore.