I suoi amici raccontano che Monet, pur rimanendo un raffinato buongustaio, era anche un'ottima forchetta. Questo prezioso ricettario di famiglia, scritto di pugno dal Maestro del Colore, rappresenta una raccolta varia e giudiziosa al servizio di una cucina semplice, borghese e saporita. Vi si scoprono curiosità uniche sulle preferenze e le piccole manie culinarie di Monet: per i suoi numerosi invitati - Clemenceau, Renoir, Pissarro - e naturalmente per i suoi familiari, tagliava lui stesso a tavola la selvaggina, gli arrosti e il pollame; l'unico fois-gras che apprezzava era quello alsaziano e quanto ai tartufi preferiva quelli del Périgord. Adorava il pesce, soprattutto i lucci delle sue peschiere, e il cavolo rosso per il quale andava pazzo. Possedeva un orto molto curato e aveva una vera passione per le erbe e le piante aromatiche, gli ortaggi del Midi della Francia e i funghi prataioli che faceva raccogliere, con delicatezza, all'alba. Per la fantasia e la bontà delle ricette, questo prezioso quaderno testimonia l'autentico passato di "gran goloso" di un uomo che riusciva a essere un grande artista anche nel vivere quotidiano.