La pubblicazione ha per oggetto il ruolo che la città e il suo spazio giocano nel cinema italiano del dopoguerra (1945-1953). Roma, Milano, Napoli e anche altre realtà urbane, come Firenze, Catania, Torino, Genova sono le città rappresentate sia nel cinema strettamente neorealista che in quello più ampio e marginale, cosiddetto popolare, che al neorealismo fa da contorno. Roma è la città aperta e la città libera, la città degli sciuscià, dei ladri di biciclette, degli Umberto D.; è la città delle "ore 11", delle ragazze di Piazza di Spagna e degli americani in vacanza, dei seduttori da strapazzo. Roma è la fabbrica dei sogni e delle illusioni. Assieme alla capitale, Napoli e Milano sono gli altri centri urbani che fanno scenario prevalente alle vicissitudini dei personaggi che sovente hanno, nelle loro tasche, nient'altro che due soldi di speranza. Città dove prevalgono sovente la miseria e il disagio di vivere, e talvolta la disperazione, ma anche un sostanziale e sorridente ottimismo di fondo. E se Napoli può diventare milionaria, Milano può aspirare a divenire miliardaria.