La parola "regista" non è la descrizione di qualcosa che facciamo, ma di qualcosa che diventiamo, e che poi saremo per ventiquattr'ore al giorno, senza soluzione di continuità. Partendo da questa premessa, Bartesaghi propone ai lettori un nuovo, illuminante approccio al filmmaking, articolato in tappe sensoriali e diretto allo sviluppo di tutte le abilità che servono a qualunque cineasta, esordiente o esperto che sia. Il primo senso su cui il discorso si incentra, con fluida ricchezza di riferimenti, notazioni ed esempi tratti da celebri film, è la "vista": ossia la capacità di vedere il mondo con l'occhio del regista e di saperlo raccontare per immagini entro gli angusti confini visivi di un'inquadratura. Seguono poi il tatto, l'udito, l'odorato e il gusto, fino all'ultimo, quel "sesto senso" che per Bartesaghi è la "visione" complessiva della storia e del film, e insieme l'abilità di farne partecipi - prima ancora che gli spettatori - tutti coloro che contribuiranno alla sua realizzazione, dagli attori ai tecnici. Concluso da un breve capitolo finale con l'analisi di una celebre scena de L'attimo fuggente di Peter Weir, questo volume rappresenta un ottimo strumento per sviluppare in prontezza e profondità i "sei" sensi del regista: così da sapere cogliere gli stimoli esterni, farne motivo d'ispirazione e realizzare in modo compiuto ed efficace proprio il film che si aveva in mente.