"Il lungo film di Fellini" ha avuto una gestazione di oltre 40 anni. Ha ricevuto i plauso di Fellini ("Paolino mi hai radiografato l'anima") che l'autore ha conosciuto personalmente grazie alla madre, Caterina Boratto, amica e attrice del regista riminese in tre suoi film. Il libro non è un trattato di psicologia, nemmeno una raccolta di ricordi o un racconto sul cinema, ma una mescolanza 'a più colori' di elementi diversi; un mélange che permette all'autore di guardare l'opera di Fellini in una prospettiva insolita, carica d'empatia nei riguardi di un artista ché ha vissuto per la sua arte e conquistato il mondo con il proprio ingegno. L'ipotesi dell'autore è singolare: da I vitelloni fino a Il viaggio di G. Mastorna, il regista riminese dirigeva un suo alter ego che lo ha 'abitato' nelle stagioni della sua vita. In questa ipotesi, il cuore artistico di Fellini risulta essere 8 1/2 (1963), capolavoro assoluto della cinematografia mondiale, a cui l'autore dedica una riflessione approfondita.