Forse nessun attore si è mai congedato dal pubblico con un testamento palpitante di vitalità come "Mi ricordo, sì, io mi ricordo", il film-confessione con cui, alla vigilia dell'uscita di scena, Mastroianni racconta con stoico umorismo, pudica ironia e reticente tenerezza la sua vita d'arte e la sua arte di vivere. Negli intermezzi della lavorazione in Portogallo di "Viaggio all'inizio del Mondo" (1996), fra le montagne e il mare, Marcello si mette di buon grado davanti alla cinepresa e tira i molteplici fili della memoria e della riflessione. Nella sua spericolata navigazione durata mezzo secolo, in mezzo alla vasta costellazione degli autori di Mastroianni, brillano le stelle-guida dell'adorato De Sica; di Visconti, spietato allenatore di palcoscenico; di Fellini, complice pigmalionico; di Ferreri, ispiratore di trasgressioni. E nei discorsi di questo commediante pragmatista emergono a sorpresa riferimenti più alti: Cechov, imprescindibile fratello di sangue; Diderot, con l'aureo precetto che l'attore deve far piangere senza piangere; Proust, Kafka.