Matteo Mancini, giunto al terzo capitolo della saga, prende per mano il lettore conducendolo per gli impervi sentieri del western all'italiana. Dal deserto di "Corri Uomo Corri" ai ghiacciai de "Il Grande Silenzio", fino all'estremo oriente de "Lo Straniero di Silenzio", sibili di palottole e scalpitio di zoccoli di cavalli lanciati al galoppo ad accompagnare la lettura, il tutto preceduto da un'approfondita disamina a cura di Jan Vabenicky in cui i paesi a est della Cortina di Ferro si aprono, a loro modo, al genere, producendo il loro western. È l'incontro tra due realtà, occidente e oriente, politica e cinema, capitalismo e socialismo, il tutto sotto il filtro offerto da un intrattenimento, più o meno strumentale, condito in salsa western da rileggere quale incontro di culture diverse.