Franco e Ciccio sono due clown amati dal pubblico e disprezzati dalla critica, forse proprio perché la loro comicità è legata a un genere poco capito come la parodia. Il cinema italiano conosce la parodia grazie a Totò, Erminio Macario, Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, ma l'arrivo sul grande schermo di Franco e Ciccio sconvolge gli schemi e imposta il discorso parodistico in termini ben più radicali. La critica non li comprende, massacra ogni pellicola con attacchi virulenti, ai limiti dell'offensivo, definendo la loro comicità stupida e volgare, non rendendosi conto di offendere anche il pubblico che affolla le sale e rifiutando di capire i motivi del successo. Franco e Ciccio pagano la stagione dell'impegno politico, l'eredità del neorealismo e l'assurdo intellettualismo di certa critica che, come diceva Fulci, "deve vedere mondine e partigiani per apprezzare un film", ma che uccide lentamente il cinema popolare.