Eletto dai critici di tutto il mondo, nel 2012, "miglior film di tutti i tempi", "La donna che visse due volte" (per i cinefili "Vertigo" e basta) non dovrebbe più avere segreti per nessuno. Invece ne ha, e più lo si guarda, più se ne trovano ogni volta di nuovi. Questo libro lo decostruisce e lo ricostruisce, lo ridimensiona e lo espande, ne dà - accanto a quella tradizionale - un'interpretazione alternativa, lo inserisce in un contesto culturale che va ben oltre i limiti del thriller hollywoodiano: da Edgar Allan Poe a Gabriel García Márquez, da Georges Rodenbach a Luigi Pirandello, da Edward Hopper a Richard Wagner, da Terry Gilliam a David Lynch, da Brian De Palma a François Ozon, da Il mago di Oz ai noir fantastici degli anni Cinquanta, e soprattutto Francis Scott Fitzgerald e il suo Grande Gatsby, il cui protagonista insegue per tutta la vita - come James Stewart nel film - la luce verde in cui si perderà. Thriller imperfetto, pieno di buchi (ma forse sarebbe più esatto dire buchi neri, non tutti involontari), "Vertigo" è in realtà un grande film fantastico, una storia di amore e solitudini, un horror mascherato da melodramma fiammeggiante. Perfino a livello di trama pura e semplice non è forse quel che sembra. Così come questo libro che, dietro la rilettura dettagliata, scena per scena, di un film che tutti conoscono o credono di conoscere, diventa a poco a poco una riflessione sul desiderio e l'amore, sul senso della morte e della vita.