1897: Londra è il centro del mondo, ed esce un libro che dell'orizzonte vittoriano resterà uno degli affreschi fondamentali, labirintico e torbido come Londra stessa; un libro tanto noto da far favoleggiare che si tratti di quello più stampato al mondo dopo la Bibbia. Frutto di anni di ricerche e scrittura, Dracu-la rappresenta un prodigioso precipitato di miti, sogni e angosce del moderno Occidente, che dà voce a speranze, timori e desideri; una sorta di "manifesto" di istanze sociali, morali, religiose, economiche, politiChe del proprio tempo che, in qualche modo, già prefigura il Novecento. Il rapporto Occidente-Oriente, il tema del sesso e il ruolo della donna, le paure dello straniero, dell'epidemia, della follia, la riflessione sul potere, l'ossessione dell'identità e del non riconoscersi allo specchio... Un romanzo strano, in apparenza fin troppo chiaro (fino ai particolari sugli orari ferroviari e gli ultimi ritrovati della tecnica) e che invece gronda ambiguità: non solo in dettagli - come le ombre lasciate da materiali eliminati delle primissime versioni - ma nel rapporto generale con voci narranti sempre in dubbio sulla propria sanità mentale, nelle infinite allusioni che oggi rischiano di sfuggirci. L'evocazione del tiranno non-morto da un predatorio Oriente deciso a infettare la nostra modernità non si consuma nell'Halloween delle facili mascherate, o nella favoletta dei vampiri modaioli: e val la pena cercare di rivivere a fianco dei primi lettori, idealmente coi loro occhi, lo shock culturale recato da quest'opera incredibile.