James Cameron, ovvero "Titanic", "Avatar", "Terminator", "The Abyss", è il regista di un cinema come grande forma del vedere, come immersione in mondi fantastici, come luogo del desiderio e del terrore, come messa in gioco dei corpi e della tecnica. Il cinema come ultima forma del mito. Dal cortocircuito tra tempo e spazio in "Terminator" al grande saggio sul vedere come desiderio in "Avatar", passando per l'attrazione e il terrore della visione come immersione, precipizio, forma liquida e cangiante in "The Ahyss" o in "Titanic", Cameron non si presenta come un regista che prefigura un "oltre" il cinema, ma come un autore che mostra la forza espressiva e attuale del "classico", portando all'estremo le sue forme mediante un'incessante ricerca tecnologica. Nel suo gesto costante - riprendere ogni volta le forme del cinema e del suo immaginario - sta l'attualità dello sguardo cameroniano, e dunque la sua capacità di essere rivoluzionario, di inventare immagini che ripensano in profondità il cinema tout court. In questo libro si dispiegano le immagini della produzione cinematografica di Cameron che sorgono su un abisso, reali e spettrali al tempo stesso, immagini catastrofiche e mitologiche, corpi che condensano in sé i più antichi racconti e che sono al tempo stesso proiettati nel futuro, nel nostro futuro.