Com'è possibile ridere della rappresentazione di una guerra che si sta vivendo? Maciste alpino (1916), il più significativo film di propaganda italiana prodotto durante il primo conflitto mondiale, è una commedia. Maciste lancia agli austriaci scarponi a guisa di «guanti di sfida» e prende i nemici a calci nel sedere, ma poi sa anche commuoversi davanti all'imponenza del paesaggio alpino su cui sventola opportunamente il tricolore. La produzione di Maciste alpino fu avventurosa, i rapporti con la censura si rivelarono complicati, la distribuzione all'estero aprì talvolta dei veri casi diplomatici. Ricostruire la storia di un film così importante significa indagare i meccanismi della propaganda di guerra, ma anche aprire una finestra su un modo di fare e vedere il cinema diverso da quello di oggi eppure altrettanto affascinante, animato da maestranze, divi, intellettuali, giornalisti, comparse e guide alpine. Attraverso lo studio di un ricco corpus di fonti filmiche e documentali, l'autrice ripercorre la vita pubblica di una pellicola che seppe conquistare gli spettatori di un mondo in guerra, provando anche a capire come sia stato possibile farli ridere proprio di quel conflitto che stava squadernando il loro mondo.