Dopo il volontario esilio in America, René Clair torna nella sua amatissima Parigi per realizzare il film che secondo alcuni rappresenta la vetta più alta della sua arte. In un continuo rimando a fonti letterarie, musicali e filmiche, "Il silenzio è d'oro", ambientato nei primi anni del Novecento, è la storia tenera e insieme crudele di un regista dongiovanni, non più giovanissimo (Maurice Chevalier, alla migliore interpretazione della sua carriera), che rinuncia alla ragazza di cui è innamorato per lasciarla a un giovane attore che è anche il suo miglior amico. «Un canto malinconico sull'avvicinarsi della vecchiaia» (Sadoul), ma anche un omaggio al cinema muto dei primordi e all'arte delta commedia, che può consolarci di ogni malinconia. Il saggio esamina il film scena per scena (talvolta inquadratura per inquadratura, trattando di un regista per cui nessun dettaglio era casuale) ed è accompagnato da considerazioni di Clair sul film e sul cinema, da una ricca antologia di recensioni e saggi sia d'epoca che recenti e dai fotogrammi più significativi di un film che un tempo era considerato tra i capolavori massimi dell'arte cinematografica e oggi è stato ingiustamente dimenticato.