David Fincher, Gus Van Sant, Spike Jonze, Michel Gondry, Paul Thomas Anderson: numerosi registi sono passati dalla TV al Cinema, spesso grazie ai videoclip musicali. Ma cosa sappiamo del montaggio? Inquadrature brevi, musiche aggressive, strutture non lineari: quanto e come il rapporto con gli altri media ha influenzato la grammatica, l'estetica e i ritmi del montaggio cinematografico negli ultimi 40 anni? Il dialogo che l'arte cinematica principale ha avuto con tutto quello che di nuovo le si muoveva intorno - come i video musicali degli anni '90 - ha prodotto fusioni e ibridi difficilmente preventivabili e catalogabili. Il cinema ha dato e preso, attraverso il montaggio. Tenendo sempre presente la questione del tempo, nel cinema si può arrivare a "scolpire" - come ha scritto il regista russo Andrej Tarkovskij - oggi il montatore non deve pensare più solo in direzione orizzontale a "cosa viene dopo?" ma deve domandarsi "cosa posso montare nel fotogramma?". Al suo discorso si aggiunge un pensiero verticale. Senza mai perdere di vista la storia, l'emozione e il tempo, come ci aveva anticipato Walter Murch, montatore e collaboratore di F. F.Coppola e George Lucas. Dalla TV commerciale anni '80 ai social contemporanei, questo libro ci accompagna in un viaggio fatto di corrispondenze e opposizioni evidenziate dall'analisi di tagli, scene, sequenze e strutture filmiche, anche attraverso il racconto dei montatori protagonisti, spesso considerati soltanto tecnici e non artisti. Senza tesi da dimostrare o confutare, il testo offre una ricognizione cronologica all'interno della tecnica e del linguaggio per riconoscere le voci di serie TV, videoclip e film che ci parlano di una professione che, di fatto, è l'ultima scrittura di una storia.